Io posso.
Quando pronunciamo queste parole, spesso partiamo cariche di entusiasmo e poi entriamo in una sorta di conflitto con noi stesse, con il nostro lato disfattista e insicuro che comincia a pensare a frasi come: “In realtà non ce la farò mai; Non ci riesco; Non posso; Ho paura di sbagliare”. Diventiamo così il peggior nemico di noi stesse.
Nasce quindi questo ping pong interno in cui da una parte vi è la spinta verso ciò che desideriamo intraprendere e dall’altra una marea di pensieri negativi che ci paralizzano e ci boicottano. Diventiamo sabotatrici seriali e rinunciamo ad accettare il rischio di vedere come andrà a finire.
Io posso. E posso scegliere di non creare una lotta tra le parti, ma di alimentare quella sana e ragionevole a discapito di quella che ha paura del fallimento.
Anche perché il fallimento, come diceva il buon Burrhus Skinner, non è sempre uno sbaglio; potrebbe semplicemente essere il meglio che tu possa fare in certe circostanze.
Il vero sbaglio è smettere di provare.
Quindi partiamo dall’accettare chi siamo in quel determinato momento e lasciamoci la possibilità di migliorare. Anche perché l’accettazione di sé non limita le aspirazioni, al contrario, le nutre.
Perché ogni miglioramento partirà sempre da ciò che si è realmente.