L’esperienza traumatica, per l’impatto che ha, resta "congelata" nella memoria emotiva, è come una ferita che non riesce a rimarginarsi, e questo fa continuamente sperimentare alla persona, anche a distanza di tempo, pensieri intrusivi, ricordi disturbanti e sintomi fisici ed emotivi che compromettono il benessere e la qualità della vita.
L’EMDR (Eyes Movement Desensitization and Reprocessing) è un metodo clinico innovativo che si è rivelato molto efficace nell’intervenire sulle conseguenze psicologiche, fisiche, neurofisiologiche e comportamentali che si sviluppano proprio in seguito a un’esperienza traumatica.
Nel linguaggio EMDR la parola “trauma” assume due definizioni diverse: ci sono i traumi con la T maiuscola e i traumi con la t minuscola.
I Traumi con la T, come si può ben immaginare, sono quelli che includono:
- disastri naturali, come terremoti, inondazioni;
- disastri provocati dall’uomo come incidenti, violenze, abusi sessuali.
Tuttavia, nella vita di una persona, possono accadere eventi negativi a cui non sempre si riesce a far fronte e che sono immagazzinati in memoria come traumi con t minuscola. Alcuni esempi possono includere:
- lutti, aborti, separazioni, perdita del lavoro, episodi negativi nell’infanzia, episodi di esclusione sociale, ecc.
Come funziona?
L’EMDR utilizza i movimenti oculari (o altre forme di stimolazione alternata destra/sinistra) che sono simili a quelli del sonno Rem, per riattivare la capacità di “autoguarigione” del cervello che trova così le risorse per metabolizzare l’evento traumatico. Dopo l’elaborazione, le persone ricordano il fatto, ma sentono che fa ormai parte del passato.
L’EMDR si basa quindi su un processo neurofisiologico naturale che favorisce l’elaborazione dell’informazione negativa immagazzinata in memoria.